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Patologie, Terapia dietetica

Alimentazione: eventuali fattori di rischio ad essa collegati nella dilatazione/torsione gastrica.


mercoledì 5 agosto 2020


Alimentazione: eventuali fattori di rischio ad essa collegati nella dilatazione/torsione gastrica

La dilatazione e la torsione gastrica sono due patologie che colpiscono principalmente animali di taglia grande, o gigante, a torace profondo, come ad esempio San Bernardo, Alano, Weimaraner, Setter Gordon, Setter Irlandese e Barbone Standard con una prevalenza nel sesso maschile

La dilatazione gastrica è caratterizzata dalla distensione dello stomaco con all'interno una miscela di gas, cibo e liquidi. Essa può verificarsi a intermittenza oppure rappresentare un evento singolo e sporadico.

La torsione dello stomaco è, invece, rappresentata dalla rotazione dello stomaco sul suo asse maggiore con conseguente intrappolamento del suo contenuto e compromissione vascolare dello stomaco, della milza e del pancreas. Di conseguenza la mucosa gastrica può andare incontro a necrosi ischemica e la milza subire una torsione con infarto.

Esse possono presentarsi singolarmente o in concomitanza creando una patologia molto grave e potenzialmente mortale (alcuni studi riportano una mortalità che arriva fino al 30% dei soggetti) nota come sindrome dilatazione-torsione gastrica (GDV).

L'insorgenza è tipicamente acuta o iperacuta con una sintomatologia che inizia generalmente con agitazione, ipersalivazione e conati di vomito non produttivi. Ad essi segue una distensione addominale con timpanismo, dolore e debolezza.

L'animale, inoltre, può andare in shock ipovolemico (con compromissione gastrica e splenica), sviluppare reazioni sistemiche come la CID o la SIRS e, in alcuni casi, andare incontro a morte.

Il suo trattamento consiste nella stabilizzazione del paziente mediante fluidoterapia endovenosa e decompressione dello stomaco seguita, in caso sia presente la torsione, da una chirurgia correttiva.

La GDV è una patologia multifattoriale che sembra dipendere non solo dalla razza di appartenenza, o da una predisposizione ereditaria, ma anche da altri fattori come il carattere dell'animale, l'ambiente e il modo in cui vive.

Ancora oggi i fattori di rischio non sono ben chiari e numerosi studi, soprattutto di tipo epidemiologico, hanno cercato di capire se l'alimentazione potesse rientrare tra di essi. In particolar modo ci si è concentrati sul capire se il tipo di dieta, la sua composizione e il metodo di somministrazione potessero, da un lato, predisporre alla comparsa di GDV e dall'altro prevenirla.

Tra i primi fattori di rischio presi in considerazione c'è stato il tipo di alimentazione somministrata all'animale. Alcuni autori hanno menzionato, tra i possibili fattori predisponenti, l'utilizzo di diete commerciali secche, mentre altri hanno messo in evidenza più un legame tra la dimensione del croccantino stesso e la GDV che non l'utilizzo, di per sé, di un alimento estruso. La ragione potrebbe essere legata alla velocità di assunzione del cibo da parte dell'animale: se le crocchette sono troppo piccole il cane tende ad assumerle senza masticarle, ingerendone un quantitativo notevole in un breve periodo.

Infatti, anche la voracità dell'animale è stata descritta come uno dei fattori di rischio per lo sviluppo di GDV. Inizialmente si è pensato che la causa fosse l'ingestione contemporanea di un grosso quantitativo di aria, però studi successivi hanno dimostrato che il gas presente nello stomaco di cani con dilatazione non provenisse dall'"esterno", ma da un'eccessiva fermentazione ad opera di batteri presenti nello stomaco stesso. Per questo motivo alcuni libri suggeriscono di evitare alimenti contenenti un'elevata quantità di minerali poiché, questi ultimi, avendo un'alta capacità tampone, possono indurre un innalzamento del ph Gastrico, favorendo la fermentazione batterica.

Alcuni autori, in seguito, hanno addirittura smentito che la voracità potesse rientrare tra i fattori predisponenti per lo sviluppo di questa sindrome. In ogni caso è sempre consigliabile evitare che l'animale assuma il cibo troppo velocemente.

Fino a qualche tempo fa si suggeriva di far mangiare l'animale con la ciotola rialzata, tuttavia, studi recenti hanno evidenziato come questa abitudine possa, addirittura, rientrare tra i fattori di rischio per la dilatazione gastrica.

Quindi, ad oggi, non sapendo con certezza se questa opzione sia da attuare o da evitare, la soluzione migliore resta quella di utilizzare ciotole create appositamente per impedire all'animale di assumere il pasto troppo rapidamente.

Inoltre, sempre per evitare che l'animale assuma il cibo troppo velocemente è fortemente sconsigliato che esso rimanga per troppe ore a digiuno e che di conseguenza si avvicini alla ciotola con un'eccessiva fame.

In particolar modo è da evitare che il cane assuma un unico pasto durante la giornata, sia per la ragione accennata in precedenza, sia perché il volume di cibo assunto in un'unica volta sarebbe molto elevato, altro fattore di rischio messo in relazione con la sindrome della dilatazione/torsione gastrica.

Anche evitare che l'animale assuma un'eccessiva quantità di acqua subito dopo il pasto rientra tra le buone abitudini per evitare che il volume di sostanze presenti nello stomaco diventi eccessivo.

Tra i diversi studi effettuati alcuni hanno preso in considerazione il contenuto della dieta per capire se potesse esistere una relazione tra di esso e la GDV.

Ciò che è emerso è una possibile relazione tra questa sindrome e un eccessivo rallentamento nello svuotamento gastrico. Sarebbero perciò da ridurre al minimo tutti quegli alimenti che possono aumentare il tempo di permanenza del cibo nello stomaco. Primi tra tutti quelli contenenti un'elevata quantità di fibra solubile, come alcuni legumi e alcuni cereali. Questo tipo di fibra, infatti, oltre a ridurre la densità energetica della dieta, induce anche un ritardo nello svuotamento gastrico.

Anche i lipidi rientrano tra i nutrienti che rallentano lo svuotamento gastrico, ma sulla loro riduzione nei piani nutrizionali per cani predisposti alla GDV ci sono pareri contrastanti. Essi, infatti, dall'altro lato servono per aumentare la densità energetica del pasto permettendo una riduzione della quantità di cibo che l'animale assume. Inoltre, uno studio realizzato da Meyer e Zenker nel 2001 ha evidenziato che i grassi, ed in particolare gli acidi grassi insaturi, hanno la capacità di ridurre la fermentazione microbica e di conseguenza la quantità di gas che potrebbe formarsi all'interno dello stomaco.

Infine, tutti gli autori concordano nel consigliare ai proprietari di evitare che l'animale effettui attività fisica subito dopo aver mangiato.

BIBLIOGRAFIA:
- Atti congresso nazionale scivac 2016 "quando il clinico incontra il nutrizionista: la dieta come strumento di gestione delle principali patologie degli animali da compagnia"
- Meyer H, Zentek J - Ernährung des Hundes 2001; 4. Auflage, Parey, Stuttgart.
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.   2010, chapter 42
- Pibot P, Biourge V, Elliott D, Enciclopedia della nutrizione clinica del cane, 2007, capitolo 7.
- Meyer H, Zentek J - Ernährung des Hundes 2001; 4. Auflage, Parey, Stuttgart.
- Glickman LT, Glickman NW, Schellenberg DB, et al. 1997. Multiple risk factors for the gastric dilatation-volvulus syndrome in dogs: A practitioner/owner case-control study. Journal of the American Animal Hospital Association 33, 197-204.
- Glickman LT, Glickman NW, Schellenberg DB, et al. 2000a. Incidence of and breed-related risk factors for gastric dilatation-volvulus in dogs. Journal of the American Animal Hospital Association 216, 40-45.
- Uhrikova I, Machackova K, Rauserova-Lexmaulova L, et al. 2015. Risk factors for gastric dilatation and volvulus in central Europe: an internet survey. Veterinarni Medicina 60, 578-587


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